Il futuro dell’alta ristorazione nel segno (e nel sogno) delle sorelle Cotarella con il progetto Intrecci – Accademia di Alta Formazione e Accoglienza

di Valentina Taccone

Quando un sogno diventa realtà e si propaga come armoniche onde sonore, realizzando concentricamente desideri altrui: è questa la dimensione della filosofia di Intrecci – Accademia di Alta Formazione e Accoglienza, la scuola di formazione specializzata e tutta italiana ma che parla a tutto il mondo. Rappresentata dalle sorelle Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, Intrecci ha prontamente, e con entusiasmo, siglato l’accordo con il Paestum Wine Fest, stringendo la mano anche a Giuseppe Pagano e alla figlia Raffaella Ludovica della cantina Famiglia Pagano 1968. Un’opportunità a lungo termine che ha aperto la strada ai giovani che si avviano alla carriera professionale nel settore dell’alta ristorazione, dell’accoglienza e dell’enogastronomia. Intrecci ha una semantica speciale, dialoga alle nuove generazioni e risponde alle esigenze di mercato delle più affermate realtà della ristorazione, spesso stellata. In occasione dell’apertura della nuova edizione Paestum Wine Fest, con alla guida Angelo Zarra, CEO Paestum Wine Fest e Alessandro Rossi, direttore Paestum Wine Fest, che rinnova l’accordo tra queste due realtà italiane, abbiamo intervistato le sorelle Cotarella per mettere a fuoco un ritratto imprenditoriale inedito, per apprezzare tutte le sfumature di un disegno realizzato a sei mani.

Intrecci è un sogno o per meglio dire il sogno di Dominga, Marta ed Enrica Cotarella ma a chi parla?
“Intrecci è un sogno che parla a tante persone. Vengono coinvolti i giovani, le scuole, i ristoranti, le famiglie ma anche le comunità. Da qui, poi, si sviluppano gli “intrecci”.
Un sogno diventato realtà, certamente, che forma strutturalmente o ragazzi che potranno entrare nel mondo della ristorazione portando un valore aggiunto: accoglienza per il cliente, narrativa a tavola, una dosata e avvolgente formalità che consentirà al cliente di vivere la tavola come un’esperienza. Ma qual è il lungo percorso formativo che Intrecci offre ad un ragazzo che vuole vedere dagli occhi delle fondatrici e tramutare concretamente un sogno in professione?

La cosa interessante di questa esperienza è che si tratta di un percorso formativo lungo ma allo stesso tempo breve. Viene definito lungo perché ha la durata di 12 mesi, che articolano in  sei mesi residenziali fatti in aula ma anche di esperienze pratiche, e poi seguito si prosegue con i sei mesi di stage nelle migliori strutture ricettive. Nel tempo poi, questo legame non si interrompe, diventa indissolubile. Questo accade perché quando si entra in un network come intrecci non se ne esce più. Quindi la volontà delle fondatrici non era fare solo un’Accademia di formazione ma andare a creare  delle vere e proprie delle connessioni.

Si dice Intrecci, si risponde Accoglienza con la A maiuscola. Come si può spiegare meglio la semantica di Intrecci quando si parla di Alta Formazione declinata all’Accoglienza?
Si crede che la semantica dell’accoglienza è far sentire le persone nel luogo giusto. L’accoglienza e l’ospitalità sono la cosa di cui tutti abbiamo bisogno, quando entriamo in un luogo, l’esigenza di sentirsi accettati è quasi primordiale. Quindi chi accoglie deve sapere ospitare per permettere al cliente di sentirsi a proprio agio. I ragazzi si accorgono che con le competenze tecniche ma soprattutto con le competenze relazionali si può veramente cambiare la percezione di una situazione”

Una struttura didattica disciplinata su più ambiti tematici, dalla cucina al teatro e così via via dicendo. Quanto è importante scegliere un percorso formativo così strutturato per la ristorazione di alta qualità?
“Proprio perché quando si va in un ristorante o si va in un albergo si vive un’esperienza e in quel momento entrano in gioco tutti i sensi e il rapporto con gli altri. La parte bella di Intrecci è che prepara i ragazzi a stare in relazione con il mondo e con le persone quindi materie fondamentali come teatro, abilità di vendita, psicologia del cliente e negoziazione sono allenamenti a prevedere quello che sicuramente accadrà. Il tema principale è come verranno affrontate le situazioni. Non esiste un solo modo per affrontarli, non ce n’è uno giusto, ce ne sono tanti giusti”

Intrecci e le sorelle Cotarella sicuramente non hanno un solo sogno nel cassetto. Qual è il prossimo da realizzare?
“La verità è che non c’è solo un cassetto ma più armadi con tantissimi cassetti. Ogni tanto si decide di aprire un anta dell’armadio e dentro a un cassetto troviamo più sogni. Ad oggi noi abbiamo cognato un’immagine che rende l’idea: “l’ennesimo penultimo sogno nel cassetto”

Quest’anno Intrecci ha aperto le porte a Paestum Wine Fest. Una strada iniziate insieme che da Castiglione in Teverina, arriva fino al Sud. Quanto è stato e sarà importante dialogare con questa parte di Italia?
“Nella domanda si trova già la risposta: è molto importante! Parliamo di un territorio meraviglioso che ha una grandissima storia. Un territorio di confine. Paestum è passato e futuro, quindi il fatto che una scuola che nasce in un piccolo borgo faccia rete e alleanze con altre eccellenze non è la chiusura ma l’apertura di un cerchio, perché qui i cerchi non si chiudono mai”