PAESTUM WINE FEST

Il vino come viaggio: la storia di un sommelier che ha trasformato la passione in eccellenza

di LUCIA I. MIGLIACCIO

Dalle colline marchigiane alle grandi tavole europee, passando per le cantine della Borgogna e le sale di uno dei ristoranti più raffinati d’Italia. Quella di Luca Belleggia, sommelier classe 1990, è una storia fatta di intuizioni, studio e incontri fortunati. La curiosità lo ha portato lontano, ma è stato l’amore per il vino – scoperto quasi per caso durante l’università – a dargli una direzione chiara e profonda. Oggi guida la carta vini del ristorante Il Pagliaccio a Roma, 2 stelle Michelin, ed è riconosciuto tra i migliori under 35 del settore. In questa intervista ci racconta cosa significa, davvero, vivere il vino: tra eleganza, identità e il desiderio continuo di emozionare.

Qual è stata la tua ispirazione iniziale per diventare sommelier e come hai iniziato il tuo percorso professionale in questo campo?

Il mio è stato un percorso di crescita naturale, partito dalla scuola alberghiera e passato per la classica gavetta che credo fosse necessaria per poter imparare il mestiere e poter crescere all’interno del mondo della ristorazione e non solo. La curiosità e l’aver incontrato alcuni mentori che mi hanno ispirato hanno fatto sì che mi interessassi alla sommellerie e decidessi di dedicarmi appieno a questa professione”.

Quali sono le qualità più importanti che un sommelier dovrebbe avere per eccellere nel settore della  ristorazione di alta classe? 

Le qualità richieste sono innumerevoli. A mio avviso si deve partire da una buona educazione personale, poi educazione intesa come formazione approfondita a tutto tondo su quello che è il mondo della sommellerie e non solo. Completano il pacchetto il rispetto verso i colleghi, l’ambiente di lavoro e gli ospiti; eleganza nello standing e nelle movenze e non ultima un’ottima dialettica“.

Come ti aggiorni sulle nuove annate, le varietà di vino e le tecniche di vinificazione? 

Le opportunità di aggiornamento non mancano: internet, libri di testo, riviste, eventi di degustazione, rapporto con fornitori ed agenti, i social network che sono il mezzo più rapido ed aggiornato per confrontarsi con i colleghi ed il nostro mondo ed infine i viaggi verso e nei i territori enoici che permettono di capire e scendere a fondo in quello che è la nostra materia“. 

Se tu fossi un vino, quale saresti e perché? 

Potrei scegliere 100 vini che amo ma credo che la scelta possa ricadere su quello che consideriamo la nostra natura, quello che ci fa sentire a casa. Per cui nel mio caso direi un grande Verdicchio, vino identitario della mia regione. Fiero, riservato, a volte un pò scontroso ma capace di guardare lontano e regalare emozioni a distanza di tempo”.

Quali tendenze recenti hai notato nel mondo del vino e come influenzano il tuo lavoro quotidiano? 

Credo che la tendenza degli ultimi anni sia quella di scegliere vini meno cerebrali dunque più immediati e decisamente meno costruiti rispetto a qualche anno fa. Senza voler far riferimento a categorie di vini ben precise in cui doversi identificare o schierare, semplicemente il mio lavoro quotidiano nonché il mio obbiettivo è quello di far star bene l’ospite.  

Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo lavoro e come le superi? 

“Le sfide più comuni che ogni giorno ci troviamo ad affrontare sono quelle che riguardano la soddisfazione dell’ospite e la ricerca continua dell’eccellenza nel servizio. L’esperienza e “l’allenamento” nel lavoro come team permette di standardizzare le migliori procedure specifiche nel proprio ambiente di lavoro e ridurre quanto più possibile le difficoltà e di superare le stesse. Impegno e dedizione continua sono indispensabili”.

In che misura partecipare a eventi e festival del vino come PWF influisce sulla tua crescita professionale  come sommelier e quali opportunità hai trovato in queste esperienze? 

Eventi come il PWF sono fondamentali per rapportarsi con i migliori colleghi del panorama nazionale. Essere presenti e stringere contatti e connessioni rappresenta già occasione di crescita personale e professionale. Credo che ogni volta che si prenda parte ad un evento si torni poi inevitabilmente a casa arricchito in qualche modo”