PAESTUM WINE FEST

Il viaggio di un sommelier fuori dagli schemi: Domenico Accinni

di LUCIA I. MIGLIACCIO

C’è chi nasce con un sogno già scritto, e chi lo scopre strada facendo, lasciandosi guidare dall’istinto e dagli incontri giusti. Domenico Accinni viene da Bianco, un piccolo paese affacciato sul mare della Calabria, e il suo amore per il vino non nasce tra i banchi di scuola, ma tra i tavoli di sala, mentre cercava semplicemente di pagarsi gli studi. Poi l’incontro decisivo con un grande sommelier e una fiducia ricevuta “con la C maiuscola” lo spingono oltre: Milano, Roma, e infine la consacrazione a Pascucci al Porticciolo, ristorante stellato dove oggi è Maître e Head Sommelier, premiato anche dal Gambero Rosso per il miglior servizio di sala in Italia.

Domenico è parte del Wine Club di Matteo Zappile, e in ogni vino che serve c’è una storia, un’emozione, un invito al viaggio. Perché dietro la sua competenza c’è una qualità rara: l’empatia. Quella capacità di ascoltare, capire e restituire, trasformando ogni calice in un momento unico. Il suo percorso – fatto di studio, fatica, passione e continua scoperta – è la prova che a volte i sogni si incontrano per caso. E che l’arte di servire vino può diventare una vera forma di racconto.

Qual è stata la tua ispirazione iniziale per diventare sommelier e come hai iniziato il tuo percorso professionale in questo campo?

“E’ arrivato tutto un pò per caso nel senso che, a differenza di tanti miei colleghi, non ho frequentato nessun istituto alberghiero ma è una passione che è scaturita in me in maniera spontanea facendo questo lavoro inizialmente solo per mantenere gli studi. La scintilla per intraprendere questa professione è scattata principalmente grazie ad un grande sommelier professionista che con i suoi racconti e le sue spiegazioni mi ha fatto innamorare del mondo del vino. Il mio percorso professionale è iniziato prima sul campo, grazie all’opportunità che due imprenditori romani mi hanno dato affidandomi la Cantina (con la c maiuscola) del loro ristorante e credendo fortemente in me nonostante fossi alla mia prima esperienza di un certo livello”.

Quali sono le qualità più importanti che un sommelier dovrebbe avere per eccellere nel settore della  ristorazione di alta classe? 

“Ovviamente competenza, professionalità e continuo aggiornamento; tutte queste qualità però a mio avviso non sono nulla senza l’empatia che per me è imprescindibile per fare questa professione ad alto livello”.

Come ti aggiorni sulle nuove annate, le varietà di vino e le tecniche di vinificazione? 

“Assaggiando ovviamente ma sopratutto viaggiando e parlando con i produttori”. 

Se tu fossi un vino, quale saresti e perché? 

“Gioco in casa e dico Mantonico, un vino da un’uva autoctona a bacca bianca di un piccolo paese in provincia di Reggio Calabria di nome Bianco. Mi identifico in questo vino per varie ragioni; sicuramente territoriali ma anche per la sua spiccata acidità che dona freschezza e longevità al vino e la associo a tutta la mia energia, per una leggera percezione tannica che lo rende tattile e che associo alla mia forza e per il finale iodato lunghissimo che mi riporta subito a casa”.  

Quali tendenze recenti hai notato nel mondo del vino e come influenzano il tuo lavoro quotidiano? 

“Personalmente ho notato che il consumatore cerca sempre più interazione con noi operatori del settore. Per fortuna mi capitano sempre di più consumatori attenti e preparati che vogliono vivere una vera e propria esperienza ma divertendosi, di conseguenza la tendenza che sto riscontrando va verso richieste sempre più di bottiglie o wine pairing che escano un pò dagli schemi e che provengano da territori meno conosciuti”.

Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo lavoro e come le superi? 

“La sfida più comune per me è quella di far conoscere al cliente nuove realtà , quindi mi impegno a fare tanta ricerca affinchè il consumatore possa andare via dal ristorante contento di aver fatto delle nuove scoperte”.

In che misura partecipare a eventi e festival del vino come PWF influisce sulla tua crescita professionale  come sommelier e quali opportunità hai trovato in queste esperienze? 

“Eventi come questo sono di un’importanza fondamentale in quanto si ha la possibilità di passare qualche giorno con colleghi professionisti, scambiando opinioni e pareri sulle varie degustazioni portando a vicenda qualcosa in più nel proprio bagaglio culturale”.