PAESTUM WINE FEST

Federica, la voce del vino e dell’accoglienza

di LUCIA I. MIGLIACCIO

Classe 1987, con radici calabresi e il cuore ormai intrecciato alla terra campana, Federica ha intrapreso un viaggio affascinante: da studentessa di Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli a raffinata interprete del mondo del vino. La passione per l’enogastronomia non è mai stata un semplice interesse, ma un richiamo profondo, capace di trasformarsi nel tempo in una vera e propria vocazione.

Oggi, al fianco dello chef Salvatore Avallone, guida il ristorante Cetaria di Baronissi, dove ricopre il doppio ruolo di Maître e Sommelier. Il suo servizio di sala è un’arte fatta di empatia, ascolto e gesti misurati: un invito a lasciarsi andare in un viaggio sensoriale tra calici selezionati con cura e racconti che sanno di terra, di fatica, di bellezza.

Nel 2024, la sua dedizione è stata premiata con il Michelin Service Award, un riconoscimento che ne celebra la competenza, la grazia e la capacità rara di far sentire ogni ospite esattamente dove dovrebbe essere: accolto, compreso, coccolato.

In questa intervista, Federica ci apre le porte del suo mondo fatto di vigneti, emozioni e incontri. Perché il vino, nelle sue mani, non è solo bevanda: è linguaggio, cultura, esperienza viva.

Qual è stata la tua ispirazione iniziale per diventare sommelier e come hai iniziato il tuo percorso professionale in questo campo?

Per me quello del vino era un mondo sconosciuto e inesplorato poiché venivo da studi giuridici. L’intuizione non è stata mia ma dello chef Salvatore Avallone il quale ha intravisto in me una naturale propensione verso gli approcci gusto olfattivi. Riconoscere odori o saper distinguere un vitigno non era più sufficiente perciò a mia insaputa mi iscrisse al corso da sommelier AIS e da lì, nonostante le mie titubanze iniziali, tutto è cambiato. Ripresi dunque a studiare per intraprendere un percorso professionale completamente differente rispetto agli studi universitari. Ad oggi rivesto il suolo di Sommelier del Ristorante Cetaria da circa un decennio.

Quali sono le qualità più importanti che un sommelier dovrebbe avere per eccellere nel settore della  ristorazione di alta classe? 

Classe, empatia, umiltà, capacità relazionali e competenze tecniche approfondite: qualità che permettono ad un bravo sommelier di trasformare un calice in una vera e propria esperienza multisensoriale“.

Come ti aggiorni sulle nuove annate, le varietà di vino e le tecniche di vinificazione? 

Essere un sommelier richiede molto impegno, passione ma anche tanto studio. Aggiornarsi è fondamentale nel nostro lavoro, viaggiare in Italia e all’estero è di vitale importanza per scoprire come si evolve il mondo vitivinicolo ed essere sempre al passo con i nuovi trend. Oltre alle visite dirette alle cantine non mancano i momenti di confronto con altri colleghi.

Se tu fossi un vino, quale saresti e perché? 

Di sicuro un riesling per complessità gustolfattiva e per la caratteristica che ha di migliorarsi ed evolversi con il passare del tempo“.

Quali tendenze recenti hai notato nel mondo del vino e come influenzano il tuo lavoro quotidiano? 

Anticipare le tendenze è la vera tendenza! Piuttosto che farmi influenzare dalle mode cerco nel mio piccolo di crearle e credo debba essere questo lo scopo del sommelier. Circa dieci anni fa quando ho iniziato a lavorare quasi esclusivamente con vini naturali e biodinamici questi non erano affatto di moda e ho ricevuto tante critiche dagli stessi colleghi, produttori e venditori che negli anni sono stati costretti invece ad adeguarsi alla crescente richiesta di mercato. Oggi cerco di spingere clienti e produttori sulla valorizzazione e la parcellizzazione dei vigneti, campani e non, un po’ come è stato fatto per la Francia sui grandi Cru“.

Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo lavoro e come le superi? 

Di sicuro la sfida più difficile nel quotidiano è instaurare un rapporto di fiducia con il cliente ed eliminare i tanti pregiudizi che ruotano intorno al mondo del vino e alla figura del sommelier. Esistono ancora persone che credono che il bere tanto ed essere appassionati possa sostituire gli studi che si fanno per ricoprire questo ruolo ma non è affatto cosi; siamo dei professionisti che studiano e si aggiornano al pari di avvocati e architetti e come tali andiamo rispettati. Per abbattere queste barriere cerco sempre di capire quali siano le reali esigenze ed i gusti del cliente facendogli vivere una vera esperienza culturale attraverso il calice“.

In che misura partecipare a eventi e festival del vino come PWF influisce sulla tua crescita professionale  come sommelier e quali opportunità hai trovato in queste esperienze? 

Partecipare a questi eventi è importantissimo perché ti permette di confrontarti con altri professionisti del settore, ampliare le proprie conoscenze sul vino e instaurare nuovi rapporti personali e professionali“.