PAESTUM WINE FEST
Andrea Menichetti: tra sala, cantina e perfezione. L'intervista a un sommelier nato per eccellere
di LUCIA I. MIGLIACCIO
Classe 1979, Andrea Menichetti non ha semplicemente seguito le orme di una famiglia leggendaria nel mondo della ristorazione (è figlio di Valeria Piccini e Maurizio Menichetti), ma ha tracciato un cammino personale fatto di passione, rigore e continua evoluzione. Dopo un’esplorazione a tutto tondo del mestiere – dalla sala alla cucina, dai fornelli degli Stati Uniti fino alla gestione completa di un ristorante – è tornato là dove tutto era iniziato, portando con sé l’esperienza e la visione di chi ha conosciuto ogni sfaccettatura del settore. Oggi è un sommelier e ristoratore che vive il lavoro come un’ossessione positiva: la ricerca costante della perfezione.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare cosa significa essere sommelier oggi, tra sfide quotidiane, evoluzioni del gusto e confronto internazionale.
Qual è stata la tua ispirazione iniziale per diventare sommelier e come hai iniziato il tuo percorso professionale in questo campo?
“Sono nato praticamente dentro una delle migliori cantine d’Italia. Potevo solo odiarlo o amarlo, questo lavoro. A 45 anni posso dire con certezza che non lo odio”.
Quali sono le qualità più importanti che un sommelier dovrebbe avere per eccellere nel settore della ristorazione di alta classe?
“Sono nato praticamente dentro una delle migliori cantine d’Italia. Potevo solo odiarlo o amarlo, questo lavoro. A 45 anni posso dire con certezza che non lo odio. Un sommelier dovrebbe essere enologicamente “ateo”, ovvero svolgere il proprio lavoro senza preconcetti, interpretando al meglio le esigenze dell’azienda per cui lavora. La vera professionalità sta nel riuscire a soddisfare sia la clientela che la direzione”.
Come ti aggiorni sulle nuove annate, le varietà di vino e le tecniche di vinificazione?
“Percorro circa 30.000 km all’anno in auto, alla ricerca di nuove realtà. Questo è il mio modo per aggiornarmi e alimentare costantemente il mio bagaglio culturale ed esperienziale”.
Se tu fossi un vino, quale saresti e perché?
Quali tendenze recenti hai notato nel mondo del vino e come influenzano il tuo lavoro quotidiano?
“Il mondo del vino è in continua evoluzione e cambia tendenze con grande rapidità. Sta a noi professionisti saperci adattare e leggere il mercato: è questa la chiave per mantenere una professionalità solida e al passo con i tempi”.
Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo lavoro e come le superi?
“La sfida principale è quella di soddisfare i clienti, sempre. La affronto con preparazione costante, studio e proponendo vini non banali ma ricercati, capaci di raccontare una storia”.
In che misura partecipare a eventi e festival del vino come PWF influisce sulla tua crescita professionale come sommelier e quali opportunità hai trovato in queste esperienze?
“Eventi come il PWF sono fondamentali per la crescita professionale. Offrono l’occasione di confrontarsi con altri sommelier, e da sempre credo che il confronto sia il motore più potente per evolversi. Non si smette mai di imparare, soprattutto in questo mestiere”.
