PAESTUM WINE FEST

Alba Galgani, la sommelier che ascolta il vino (e chi lo beve)

di LUCIA I. MIGLIACCIO

Classe 1998, romana, cuore in Borgogna ma radici ben piantate nel litorale laziale. Alba Galgani è la giovane e talentuosa sommelier del ristorante Il Tino di Fiumicino, una stella Michelin dove ogni giorno accompagna gli ospiti in viaggi sensoriali tra calici e sapori. Dopo gli studi alberghieri e un’intensa formazione con la FISAR, la sua sete di conoscenza l’ha portata fino a Bordeaux, per poi tornare con nuove consapevolezze e una visione sempre più raffinata del suo ruolo in sala. In questa intervista ci racconta come si diventa sommelier oggi, tra eleganza, empatia e un’incessante voglia di evolversi. Proprio come lo Chardonnay che tanto ama.

Qual è stata la tua ispirazione iniziale per diventare sommelier e come hai iniziato il tuo percorso professionale in questo campo?

“Ho frequentato l’istituto Alberghiero e già dal secondo anno, lavoravo nei fine settimana in un ristorante di quartiere e durante l’estate a tempo pieno. Due anni dopo, ho iniziato a lavorare in un ristorante all’Eur, dove li ho realizzato quanto il vino potesse arricchire l’esperienza gastronomica dei clienti. Mi sono resa conto che mi mancava un “qualcosa” nel servizio e ho deciso di approfondire le mie conoscenze iscrivendomi al corso da Sommelier con la Fisar di Ostia-Fiumicino nel 2019, nello stesso anno ho avuto l’opportunità di intraprendere una strada determinatamente per mia formazione al Ristorante Il Tino di Daniele Usai”.

Quali sono le qualità più importanti che un sommelier dovrebbe avere per eccellere nel settore della  ristorazione di alta classe? 

“Conoscenza, palato, curiosità, empatia, feeling con il suo team”.

Come ti aggiorni sulle nuove annate, le varietà di vino e le tecniche di vinificazione? 

Andando ad eventi, degustazioni, visite in cantina, incontri con i produttori”. 

Se tu fossi un vino, quale saresti e perché? 

Mi rivedo in una bottiglia di Chardonnay della Borgogna, in primis perché sono innamorata di questo territorio e poi per l’eleganza e la longevità di questo vitigno. Un uva che sa adattarsi, è capace di evolversi in base al terreno e alle condizioni climatiche, proprio come un sommelier che, attraverso l’esperienza e la passione, riesce ad adattarsi alle esigenze e ai gusti di chi ha di fronte“.

Quali tendenze recenti hai notato nel mondo del vino e come influenzano il tuo lavoro quotidiano? 

Ultimamente c’è molta richiesta di vini artigianali, biodinamici e di bianchi da macerazione.  

Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo lavoro e come le superi? 

Più che sfide fa parte del nostro lavoro quotidiano, consigliare all’ospite la bottiglia di vino giusta. Non è sempre facile, soprattutto quando gli ospiti non sanno esattamente cosa desiderano, ed proprio questa la parte stimolante che se vogliamo possiamo definire sfida“.

In che misura partecipare a eventi e festival del vino come PWF influisce sulla tua crescita professionale  come sommelier e quali opportunità hai trovato in queste esperienze? 

È sicuramente molto bello che persone innamorate di questo settore si riuniscano in occasioni importanti come questa, si condivide la stessa passione e ci arricchisce sia professionalmente che personalmente”.