PAESTUM WINE FEST

Beatrice Ruzzon: dove nasce il vino, nasce una passione

di LUCIA I. MIGLIACCIO

Con il vino ha stretto un patto d’amore ancora adolescente, trasformandolo nel suo mestiere e nella sua missione. Beatrice Ruzzon, sommelier ed enologa di 25 anni, studentessa della prestigiosa Court of Master Sommelier, incarna la ricerca continua della perfezione e della sensibilità che solo il Vino sa insegnare. Curiosa, rigorosa e appassionata, Beatrice ci ha raccontato il suo viaggio — dagli inizi sui banchi dell’Alberghiero fino ai grandi eventi internazionali — fatta di studio, ascolto e desiderio di migliorarsi ogni giorno.

L’abbiamo intervistata per il nostro Wine Club, per scoprire cosa significa davvero vivere il vino, e non semplicemente degustarlo.

Qual è stata la tua ispirazione iniziale per diventare sommelier e come hai iniziato il tuo percorso professionale in questo campo?

L’amore per il Vino nacque a scuola, agli albori della mia quarta superiore. Frequentai l’istituto Alberghiero Giuseppe Cipriani di Adria. Iniziai così il corso AIS. Al conseguimento del diploma, partì la mia carriera come sommelier professionista, all’età di 18 anni e mezzo, gestendo la cantina dell’antica osteria Caffè Italiano, locale storico sito a Firenze, sotto la allora nuova gestione avviata come start-up in collaborazione con il mercato centrale della città”.

Quali sono le qualità più importanti che un sommelier dovrebbe avere per eccellere nel settore della  ristorazione di alta classe? 

Umiltà, formazione continua, pratica, competenza, precisione, cura, ascolto“. 

Come ti aggiorni sulle nuove annate, le varietà di vino e le tecniche di vinificazione? 

Studio quotidianamente (sono una studentessa Court of Master Sommelier ed enologa, laureata presso l’Università di Scienze e Tecniche Vitivinicole ed Enologiche di Conegliano Valdobbiadene), giro moltissimo per cantine ed eventi, degusto Vino in maniera tecnica quotidianamente e con cognizione di causa, applicando quanto studio sulla carta al bicchiere, e viceversa”.

Se tu fossi un vino, quale saresti e perché? 

Pinot Nero: semplicemente difficile, elegante, sofisticato, puro, anemico, trasparente, sottile, fine“.

Quali tendenze recenti hai notato nel mondo del vino e come influenzano il tuo lavoro quotidiano? 

Meno quantità, più qualità; il consumatore medio di oggi giorno ricerca il concetto di qualità nel bicchiere. Ha voglia di conoscere, di scoprire, di viaggiare tra i vari continenti a portata di calice. Io, dal canto mio, rispondo assecondando queste attitudini, offrendo perciò una proposta amplia e curata per quanto concerne e la carta-Vino, e la selezione al calice”.  

Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo lavoro e come le superi? 

“I clienti ostili: respiro ed uso la gentilezza, a mio avviso, l’arma (strumento) migliore”.

In che misura partecipare a eventi e festival del vino come PWF influisce sulla tua crescita professionale  come sommelier e quali opportunità hai trovato in queste esperienze? 

Si cresce sempre, sia come professionisti, che come persone. Credo fortemente in ciò. Partecipare ad eventi di questo stampo mi ha sempre consentito di scoprire novità in campo, e di fissare ancor più certezze pre-assodate, precedentemente apprese. Inoltre, conoscere nuovi colleghi (e sommelier, ed enologi), nuove persone, nuovi input, nuove storie e nuovi Vini, può solamente essere arricchente e costruttivo”