Azienda Argiano – Bernardino Sani – Premio Migliore Azienda

Siamo tutti curiosi, come  direttore della cantina più celebrata del 2023 puoi raccontarci come è nata la tua passione per il vino? 
Da senese e contradaiolo della Selva ti rispondo con un canto dei giorni di Palio:
” Il vino s’ha nel sangue, la Selva s’ha nel cuore, per forza o per amore...”  Ho avuto la fortuna di nascere in uno splendido territorio vitivinicolo e di crescere con un babbo (medico non vignaiolo) che mi ha trasmesso tanta passione per l’enogastronomia

Un direttore di una cantina come Argiano ha responsabilità molto grandi, quali sono le figure professionali cui ti ispiri, anche al di fuori del mondo del vino.
Da quando ho iniziato a lavorare a Montalcino ho trovato tante grandissime figure da cui trarre ispirazione. Un riferimento e un benchmark in alto sicuramente è stato Giacomo Neri che considero veramente bravissimo in tutto quello che fa. Poi il rag. Virano a Col D’Orcia che è stato il mio primo datore di lavoro in quella splendida cantina e Paolo Vagaggini che mi ha insegnato le poche cose che so sul Sangiovese.

Se potessi incontrare un vignaiolo del passato  chi sceglieresti? E cosa vorresti chiedergli o bere insieme a lui? 
Alcuni grandi Toscani fortunatamente li ho conosciuti o almeno incrociati (Giulio Gambelli, Gianfranco Soldera, Franco Biondi Santi, Tachis tanto per fare qualche nome). Potendo scegliere esagererei e vorrei conoscere Camillo Benso di Cavour, bere insieme a lui un bel nebbiolo dell’epoca e chiedergli come affronterebbe le sfide del mondo vitivinicolo attuale (riscaldamento globale, calo dei consumi etc) e magari già che ci siamo anche fare anche qualche discussione politica..

Nella tua esperienza nel campo del vino, dove pensi stia andando la produzione e lo stile dei vini ? i vini senza alcol o con ridotto contenuto di alcol sono uno dei futuri possibili o l’inizio della fine del vino come bevanda? 
Bisogna considerare che il consumo procapite di vino è diminuito di oltre un terzo dagli anni sessanta. Si beve molto meno e c’è una ondata salutista ostile al vino. Per me la risposta deve essere quella di fare ancora più di prima vini di qualità, territoriali eleganti e bevibili. Ci sarà sempre meno spazio per vini generici o poco legati al territorio. Bisogna comunicare in maniera migliore che il vino non ha niente a che vedere con l’alcol in generale ma è il modo più bello per conoscere una storia, una tradizione, un luogo e che a tavola non si sta solo per nutrirsi e sopravvivere ma per condividere e socializzare. Il vino è identità, storia, cultura e non bisogna mai rescindere questo legame. Vendiamo i nostri prodotti in luoghi in cui nemmeno hanno la cucina (ad esempio alcuni stati del Midwest degli USA) e quindi la nostra opera deve essere di evangelizzazione: iniziamo a esportare  nel mondo cultura e rendiamoci conto che l’Italia deve vendere unicità e non volumi. Purtroppo devo essere tranchant: con il cambiamento climatico, il calo dei consumi e con la concorrenza di altri grandi paesi produttori il futuro dell’agricoltura italiana sarà solo legato all’eccellenza e nonostante tutti i sussidi del mondo non vi sarà molto spazio per produzioni mediocri (nel vino come nel grano, nel latte etc etc)

Uno degli argomenti del giorno sono le fiere del vino: quale sarà il futuro delle fiere ?  In che modo un festival particolare come il Paestum Wine Fest può creare opportunità e business nel settore?  Per Argiano cosa ha voluto dire partecipare al PWF e cosa ha portato in termini concreti? 
Per una azienda come Argiano è importantissimo partecipare ad un grande evento di qualità come il PWF. Noi abbiamo bisogno di spiegare come lavoriamo in vigna, cosa abbiamo fatto negli ultimi dieci anni e cosa cerchiamo dentro i nostri vini. Cerchiamo il contatto diretto con i consumatori, con i sommelier e con gli addetti ai lavori e queste sono occasioni uniche di confronto. Fra l’altro in un contesto meraviglioso e di ampia valenza culturale (torno al discorso di sopra). Questo tipo di eventi per noi sono mille volte piu’ importanti delle fiere che rimangono buoni strumenti per le aziende che devono ancora strutturarsi commercialmente